La mia storia

Ho iniziato da giovane a studiare le arti del combattimento sportivo.

La passione per il kung fu mi ha portato fino al monastero di Shaolin in Cina, dove mi sono specializzato nel combattimento cinese.

Ero l’unico della mia scuola a combattere e per non sentirmi “solo”, ho sempre cercato di avvicinare i nuovi allievi del mio Maestro al combattimento.

Dall’inizio del mio percorso ho fatto convivere l’essere agonista con l’essere coach.

Coach è esattamente il termine che più mi rappresenta.

Non mi sono mai sentito un Maestro, crescevo insieme ai ragazzi che formavo.

Sul Ring

Ho disputato 80 match in tutte le discipline da combattimento, passando dal Sanda al pugilato, dalla Kickboxing alla Muay thai.

Ne ho persi tanti, ma ogni sconfitta era per me un “insegnamento” da trasmettere ai miei ragazzi.

Ho vissuto emozioni e paure che ho potuto condividere con loro, sentendomi sempre uno di loro, ma ricevendo il rispetto di chi queste paure le conosceva, le aveva esorcizzate, domate, o semplicemente aveva trovato la chiave per conviverci.

Il Coach

Amo stare con i miei ragazzi, sono uno di loro, sono il coach, ma anche un amico.

Questa è la ragione per la quale il termine Maestro non mi si addice. Nonostante le federazioni e le nuove leve mi riconoscano con quell’appellativo, ho sempre pensato che metta una barriera tra allievo e coach che non mi rappresenta.

Ho avuto la fortuna di allenare persone fantastiche, con cui ho girato il mondo, che hanno vinto, che hanno perso, che mi hanno regalato emozioni e che, grazie alle mie esperienze, soprattutto quelle negative, sono diventate il combattente che avrei voluto essere.

Non vedo la mia vita senza questo sport, non vedo la mi vita senza i miei combattenti.

Amo vincere le loro paure assieme, amo esser per loro uno “spacciatore” di emozioni positive.

Gli allenamenti

I ragazzi arrivano in palestra dopo giornate pesanti, di studio e di duro lavoro.

Voglio che corrano in palestra per stare bene, per divertirsi, per sentirsi liberi di essere se stessi.

Devono sudare con me, faticare, ma farlo sempre con il sorriso sulle labbra. 
Quel sorriso che  per me era una smorfia di sofferenza, per loro deve essere naturale, vero.

Il loro sorriso è l unica cosa che mi interessa quando salgono sul ring per combattere.

Quel sorriso è la vittoria su tutte le mie sconfitte

Amo essere il loro coach e questo è quello che voglio essere per tutti i miei ragazzi. Per chi indossa i guantoni per sconfiggere i propri demoni e per chi invece vuole diventare un grande campione.

Un coach, semplicemente uno di loro.

i miei diplomi

Istruttore

Titoli